Dopo un intervento per tumore osseo, la riabilitazione segue le indicazioni del chirurgo. Possono esserci difficoltà motorie o sensitive, perciò è fondamentale procedere con gradualità e fissare obiettivi basati sul quadro clinico.
Le metastasi rappresentano la forma più comune di tumore osseo, frequentemente originate da mammella, polmone, prostata, rene e tiroide, data la loro affinità per il tessuto osseo e la lunga sopravvivenza dei pazienti.
Il 20% dei pazienti con tumore metastatico sviluppa metastasi ossee clinicamente manifeste, mentre nel 50% vengono rilevate solo all’autopsia. Lo scheletro è il terzo sito più colpito, dopo polmoni e fegato, con prevalenza nelle ossa assiali.
Tra le complicanze più comuni troviamo dolore, fratture, compressioni midollari, ipercalcemia e soppressione midollare, tutte condizioni che incidono significativamente sulla qualità di vita.
È il sintomo più frequente, spesso non adeguatamente trattato. Nelle metastasi ossee può essere continuo, peggiorare di notte e compromettere fortemente la qualità della vita.
Compaiono nel 10% dei pazienti con ossa lunghe coinvolte, fino al 50% se si includono altre sedi. Sono causate anche da traumi minimi e richiedono ospedalizzazione e, quando possibile, trattamento chirurgico.
È un’urgenza medica provocata da masse tumorali nella colonna. Può causare dolore dorsale, perdita di sensibilità e forza, problemi urinari e intestinali. La prognosi dipende da diagnosi e trattamento tempestivi.
Si verifica nel 15-20% dei pazienti oncologici, spesso con metastasi ossee. I sintomi variano da nausea a coma nei casi più gravi. È un’emergenza metabolica che richiede intervento immediato.
Le cellule tumorali possono invadere il midollo osseo, riducendo la produzione di globuli e piastrine, con conseguenti anemie e immunodeficienze.
Include debolezza, ridotta mobilità, infezioni respiratorie, trombosi, ulcere e peggioramento dello stato generale, limitando le possibilità terapeutiche e peggiorando la prognosi.
Per gestire efficacemente le metastasi ossee è essenziale la collaborazione tra oncologo, ortopedico, radioterapista, palliativista e fisiatra. Un approccio integrato migliora la gestione e riduce i disagi per il paziente.
Intervenire precocemente nei pazienti a rischio riduce l’ospedalizzazione e migliora la qualità di vita. La gestione integrata rappresenta la via migliore per affrontare queste complicanze complesse.